Numerose tecniche possono essere utilizzate per valutare la massa ossea: la MOC con tecnica DXA (Dual X Ray Absorptiometry) rappresenta attualmente il gold standard della diagnosi di osteoporosi.
Tra le tecniche non invasive per la misurazione della massa ossea, da circa 10 anni si è resa disponibile per l’uso clinico l’ultrasonometria ossea.
Si tratta di una tecnica diagnostica che si effettua a livello del calcagno o del polso, zone preferenziali per la valutazione del rischio di fratture in quanto:
• è di facile accessibilità;
• è un osso attivo metabolicamente;
• è ad alto contenuto trabecolare (80% spugnoso);
• presenta un’alta correlazione con la DEXA centrale;
• è una zona anatomica che al pari della colonna vertebrale e del femore sopporta il peso del corpo e quindi è funzionale per l’individuazione del rischio di frattura.
Attraverso questo esame, della durata complessiva di pochi minuti, si effettuano misurazioni della densità ossea a livello del calcagno, della porzione mediale della tibia, delle falangi distali (tranne quella del primo dito) della mano non dominante o del metacarpo nei bambini di età inferiore ai 3 anni, tramite ultrasuono a secco, in particolare si misurano la BUA (attenuazione del fascio di ultrasuoni), SOS (velocità) e il BQI (indice di qualità ossea).
Attraverso il software si calcola il T-score e permette la comparazione con i valori medi per età ( Z-score), in pazienti adulti.
L’ultrasonografia ossea quantitativa è una tecnica che utilizza gli ultrasuoni e ha molti vantaggi essendo priva di effetti collaterali, non invasiva, poco costosa, di facile esecuzione e fornendo dati affidabili che si prestano ad una rapida interpretazione.
L’ultrasonometria ossea è una tecnica diagnostica molto interessante in quanto tramite la misura della velocità e dell’attenuazione che il fascio ultrasonometrico subisce nell’attraversare l’osso, offre informazioni non solo sulla massa, ma anche sulla struttura ossea; in effetti come più volte sottolineato, la fragilità ossea che si correla al rischio di fratture è determinata non solo dalla densità minerale ossea, ma anche dalla struttura ossea, cioè forma, dimensioni e caratteristiche microarchitettoniche dell’osso.
È stato ampiamente dimostrato che i parametri ultrasonografici sono in grado di predire il rischio di frattura. L’uso combinato dei parametri ultrasonografici e dei fattori di rischio migliora la predizione del rischio di frattura.
La QUS è particolarmente utile, per la diagnosi e follow-up terapeutico dell’osteoporosi, quando non è possibile una valutazione DEXA, lombare o femorale.
Può essere raccomandata per indagini epidemiologiche e screening di primo livello, visti i costi relativamente bassi, la facile trasportabilità e l’assenza di radiazioni.
Questa tecnica fornisce dati non solo quantitativi, ma anche qualitativi sul tessuto osseo del paziente. Si presta allo studio del tessuto osseo in età pediatrica per le caratteristiche precedentemente elencate ed essendo disponibili valori di riferimento per soggetti in età evolutiva corretti per età, sesso e stadio puberale.
Questa tecnica non si può sostituire alla DXA, ma si integra ad essa e può essere utilizzata per eseguire follow-up più ravvicinati (Lum et al., 1992; Simonini et al., 2005).