In tutti gli organismi viventi esiste un delicato equilibrio fra la produzione e l’eliminazione delle cosiddette specie chimiche reattive dell’ossigeno (ROS), considerati come normali prodotti del metabolismo cellulare che giocano un ruolo rilevante nella salvaguardia dell’intero organismo da attacchi esogeni o endogeni volti a compromettere l’intero equilibrio della bilancia ossidativa.
Se questo delicato equilibrio viene meno allora si parla di stress ossidativo, una condizione patologica data dallo squilibrio, in un organismo vivente, tra la formazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) e meccanismi di difesa antiossidante; ciò è causa di reazioni citotossiche che portano a processi di invecchiamento cellulare e all’insorgenza di disordini cronico-degenerativi quali neoplasie, aterosclerosi, patologie cronico neuro-degenerative ed ageing.
Le specie reattive ed i radicali liberi svolgono importantissimi ruoli fisiologici quali la difesa nei confronti dei batteri, la trasmissione dei segnali biochimici fra le cellule, il controllo della pressione arteriosa ecc.
Responsabili dello stress ossidativo non sono solo i radicali liberi dell’ossigeno (ROS).
Possono provocare questa patologia specie sia radicaliche che non radicaliche (come, ad esempio, l’anione super-ossido e il perossido d’idrogeno) o su altri elementi quali lo zolfo (ad esempio il radicale tionile) o il cloro (ad esempio acido ipocloroso).
Lo studio dello stress ossidativo si avvale principalmente di metodi in grado di rilevare le alterazioni indotte su proteine, lipidi e DNA attraverso l’esecuzione di due test: il d-ROMs test ed il PAT test.
Tutto questo grazie ad un prelievo di poche gocce prelevate dal polpastrello di un dito della mano.
Il d-ROMs test, raccomandato dalla comunità scientifica internazionale e dall’Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo, consente di determinare la concentrazione ematica dei metaboliti reattivi dell’ossigeno (ROM) ed in particolare degli idroperossidi, marcatori ed amplificatori del danno cellulare da radicali liberi.
Per valutazioni ambulatoriali e routinarie esso viene proposto con il sistema FRAS, che contiene, oltre al dispositivo ottico di lettura, anche una centrifuga incorporata nello strumento per la separazione della componente fluida da quella corpuscolata del sangue.
A livello ematico, la difesa nei confronti dell’attacco lesivo delle specie reattive (SR), e in particolar modo, delle specie reattive dell’ossigeno (ROS), è garantita dalla cosiddetta barriera antiossidante plasmatica. Ne fanno parte sostanze sia di natura esogena (es. ascorbato, tocoferoli, carotenoidi, bioflavonoidi, ecc.) che endogena (es. protei-ne, bilirubina, acido urico, colesterolo, GSH, ecc.).
Ciascuna di queste sostanze possiede un proprio potere o capacità antiossidante, cioè è in grado di opporsi più o meno efficacemente, in funzione del proprio potenziale di ossido-riduzione, all’azione “ossidante” ascritta alle specie reattive.
Il PAT test consente, sostanzialmente, di determinare la concentrazione ematica delle sostanze antiossidanti idrosolubili.
Le evidenze a favore del fatto che il d-ROMs fast test sia affidabile come metodica, in grado di quantificare effettivamente gli idroperossidi circolanti, sono state fornite dal CNR fin dal 1997 dalla spettroscopia di risonanza di spin dell’elettrone (ESR o EPR), universalmente considerata la tecnica “golden standard” per lo studio in vitro dei radicali liberi da Alberti e collaboratori.